giovedì 5 aprile 2012

La pastiera di donna Caterina, napoletana a Londra


Uno dei simboli della tradizione napoletana pasquale e’ la famosissima “Pastiera”. Da quando ero piccina ho ascoltato tante leggende sulla pastiera e ne sono rimasta affascinata. 
La più antica risale al mito della sirena Partenope. Si narra che la Dea apparve nell'incantevole golfo di Napoli una primavera per allietare i cittadini con le sue melodie. Alcuni abitanti stregati dal canto della sirena giunsero presso di lei con sette doni offerti. In qualità di ringraziamento per le soavi melodie intonate: la farina e la ricotta, Simbolo della campagna e della fecondità del luogo; le uova, Simbolo della vita che si rinnova; il grano bollito nel latte e l'acqua di fiori d'arancio; simbolo della natura rigogliosa; lo zucchero, Simbolo della dolcezza; le spezie, omaggio silente di popoli lontani. Quindi la sirena, felice per i doni ricevuti, li mostrò agli dei i quali li mescolarono sapientemente con la loro arte dando vita alla ormai celebre pastiera.

La seconda leggenda narra che una notte le mogli dei pescatori lasciarono sulla spiaggia delle ceste con ricotta, frutta candita, grano, uova e fiori d'arancio come offerta per il mare,affinché questo lasciasse tornare i loro mariti sani e salvi. Al mattino ritornate in spiaggia per accogliere i loro uomini notarono che durante la notte le onde avevano mischiato gli ingredienti e che nelle loro ceste c'era una torta : la pastiera.



A prescindere dalle leggende vi possono assicurare che e’ un dolce delizioso. Ognuno prepara la pastiera nel modo che preferisce perche’ il dolce si presta a diverse varianti, ma ha due ricette "base": il metodo tradizionale, che prevede la semplice unione di ricotta e uova, e il metodo, decisamente più innovativo ed originale, che prevede l'aggiunta di crema pasticciera.
Non posso negare che io appartengo alla scuola di pensiero secondo cui ogni ricetta non va seguita alla lettera ma personalizzata secondo il proprio estro e i propri gusti.
E così per questa Pasqua e per la mia amica Alessia voglio condividere la ricetta che seguo da sempre:
500 grammi di pasta frolla (surgelata o fatta in casa: io preferisco farla)
Per il ripieno:
gr. 500 di ricotta
gr. 500 di grano cotto,
gr. 500 di zucchero
gr.30 di arancia candita
gr. 500 di latte
gr 100 di cioccolato fondente
1 limone
una noce di burro per cuocere il grano
10 uova intere
una bustina di vaniglia
una fiale di acqua di millefiori
un pizzico di cannella (facoltativo)


Preparazione:
Preparate la pasta frolla e fatela riposare
Per il ripieno: versate in una casseruola il grano cotto, il latte, il burro e la scorza grattugiata di 1 limone; lasciate cuocere per circa 10 minuti mescolando spesso finchè diventi crema. In una ciotola grande frullate la ricotta con metà dello zucchero ed in un'altra ciotola montate i tuorli d'uova con l'altra metà dello zucchero. In una ulteriore ciotola montate gli albumi a neve. Inserire il tutto nella ciotola della ricotta aggiungendo pezzetti di cioccolato fondente mescolando dal basso verso l'altro per evitare i smontare gli albumi. Unire poi il grano e tutti gli aromi. Prendete la pasta frolla distendete l'impasto allo spessore di circa 1/2 cm con il mattarello e rivestite la teglia (c.a. 30 cm. di diametro) precedentemente imburrata; ritagliate la parte eccedente, ristendetela e ricavatene delle strisce. Versate il composto nella teglia, livellatelo e decorate con strisce di pasta frolla formando una grata.
Infornate a 170 gradi per un'ora e mezzo circa finch'è la pastiera non avrà preso un colore ambrato; lasciate raffreddare e, prima di servire, spolverizzate con zucchero a velo a piacere . Vi consiglio di gustarla con un bicchierino di Marsala, anche secco, o un Passito di Pantelleria e...buon appetito!!!!

Legata alla Pastiera voglio regalarvi anche questa bella poesia della mia terra. 


A Napule regnava Ferdinando
Ca passava e' jurnate zompettiando;
Mentr' invece a' mugliera, 'Onna Teresa, 
Steva sempre arraggiata. A 'faccia appesa
O' musso luongo, nun rereva maje, 
Comm'avess passate tanta guaje.
Nù bellu juorno Amelia, a' cammeriera
Le dicette:<<Maestà, chest' è a' Pastiera.
Piace e' femmene, all'uommene e è'creature:
Uova, ricotta, grano, e acqua re ciure,
'Mpastata insieme o' zucchero e a' farina
A puo purta nnanz o'Re : e pur' a Regina>>
Maria Teresa facett a faccia brutta:
Mastecanno, riceva :<< E' o'Paraviso!>>
E le scappava pure o' pizz'a riso.
Allora o' Re ricette: << E che marina!
Pe fa ridere a tte, ce vò a Pastiera?
Moglie mia, vien'acca, damme n'abbraccio!
Chistu dolce te piace? E mò c'o saccio
Ordino al cuoco che, a partir d'adesso,
Sta Pastiera la faccia un pò più spesso.
Nun solo a Pasca, che altrimenti è un danno;
pe te fà ridere a te adda passà n'at anno>>.



Ringrazio Caterina per avermi regalato questo post, nonostante i mille impegni.
Salutami Londra, città che amo e che ti ha accolto insieme al tuo straordinario marito Sergio. (L'immagine della pastiera è gentilmente tratta da www.pastiera.it)

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