Il primo post della nostra Jessica è stato un vero successo, così, visti i numerosi impegni (e sì ho tantissimo da raccontare, addirittura non vi ho detto del primo laboratorio di biscotti per bambini, di cui al massimo posso anticipare una foto!), il lavoro casalingo che è sempre super arretrato, il cambio di stagione ancora da fare...ho deciso di cedere ancora il passo. E così nasce il secondo post di Jessica. La ragazza ha talento. Ha gli occhi dolci e una sensibilità rara.
“Non si vede
bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi”.
Stamattina, mentre sistemavo la libreria (per la gioia della
mia mamma), mi è caduto in testa un libro (lo dico sempre che spolverare può
essere pericoloso, in compenso mi sono imbattuta in un bellissimo libro!), Il Piccolo Principe di Antoine De Saint Exupéry (a cui già Think Sugar aveva dedicato un post). L’ho preso e con grande
meraviglia per l’accaduto, ho cominciato a sfogliarlo. Pagina dopo pagina, mi
sono soffermata su alcuni pezzi e ho iniziato ad immaginarmi "da grande" di sera, sotto le coperte del lettone, mentre lo leggo ai miei bambini.
Credo che
questa sia una delle più belle letture da condividere con i propri cuccioli. Il
Piccolo Principe è stato definito una “sorta di educazione sentimentale”, non a
torto, contiene un bellissimo messaggio su quelli che da sempre sono dei grandi
valori: l’amicizia e l’amore ad esempio. È la semplicità della forma e delle
situazioni a renderlo immediato e i più piccoli apprezzeranno di certo la bella
storia che racconta. Arrivo al capitolo XXI, il più emozionante secondo me,
il più ricco, quello in cui il Piccolo Principe scopre una verità che
inconsapevolmente gli è sempre appartenuta; capisce il valore dell’amicizia.
Per la volpe “amicizia” è “essere addomesticata”, per il bambino invece è
“prendersi cura della sua rosa”. Il libro non è soltanto per i più piccoli, è
anche per i grandi, per ricordar loro di esser stati bambini un tempo. I grandi
che spesso, perdendo l’innocenza dell’infanzia, dimenticano le cose importanti
e non vedono più col cuore. Indaffarati e presi dal lavoro, dimentichiamo
“l’essenziale” e allora, per tornare a gustarci il profumo delle cose vere, vi
lascio all’intero capitolo…
In quel momento apparve la volpe.
"Buon
giorno”, disse la volpe.
"Buon giorno", rispose gentilmente il piccolo principe, voltandosi:
ma non vide nessuno.
"Sono qui", disse la voce, "sotto al melo..."
"Chi sei?" domando' il piccolo principe, "sei molto
carino..."
"Sono una volpe", disse la volpe.
"Vieni a giocare con me", le propose il piccolo principe, sono così
triste..."
"Non posso
giocare con te", disse la volpe, "non sono addomestica".
"Ah! scusa", fece il piccolo principe.
Ma dopo un
momento di riflessione soggiunse:
"Che cosa vuol dire <addomesticare>?"
"Non sei di queste parti, tu", disse la volpe, "che cosa
cerchi?"
"Cerco gli uomini", disse il piccolo principe.
"Che cosa
vuol dire <addomesticare>?"
"Gli uomini" disse la volpe, "hanno dei fucili e cacciano. E'
molto noioso! Allevano anche delle galline. E' il loro solo interesse. Tu
cerchi delle galline?"
"No", disse il piccolo principe. "Cerco degli amici. Che cosa
vuol dire "<addomesticare>?"
"E' una
cosa da molto dimenticata. Vuol dire <creare dei legami>..."
"Creare dei legami?"
"Certo", disse la volpe. "Tu, fino ad ora, per me, non sei che
un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu
hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi.
Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l'uno dell'altro. Tu sarai per me
unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo".
"Comincio
a capire" disse il piccolo principe. "C'è un fiore... credo che mi
abbia addomesticato..."
"E' possibile", disse la volpe. "Capita di tutto sulla
Terra..."
"Oh! non e' sulla Terra", disse il piccolo principe.
La volpe sembrò
perplessa:
"Su un
altro pianeta?"
"Si".
"Ci
sono dei cacciatori su questo pianeta?"
"No".
"Questo mi interessa. E delle galline?"
"No".
"Non
c'è niente di perfetto", sospirò la volpe. Ma la volpe ritornò alla sua
idea:
"La mia vita è monotona. Io do la caccia alle galline, e gli uomini danno
la caccia a me. Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si
assomigliano. E io mi annoio perciò. Ma se tu mi addomestichi, la mia vita sarà
illuminata. Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri.
Gli altri passi mi fanno nascondere sotto terra. Il tuo, mi farà uscire dalla
tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiù in fondo, dei campi di
grano? Io non mangio il pane e il grano, per me è inutile. I campi di grano non
mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai dei capelli color dell'oro.
Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che è dorato,
mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano..."
La
volpe tacque e guardò a lungo il piccolo principe:
"Per favore... addomesticami", disse.
"Volentieri",
disse il piccolo principe, "ma non ho molto tempo, però. Ho da scoprire
degli amici, e da conoscere molte cose".
"Non ci conoscono che le cose che si addomesticano", disse la volpe.
"Gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti
le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non
hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!"
"Che
cosa bisogna fare?" domandò il piccolo principe.
"Bisogna
essere molto pazienti", rispose la volpe. "In principio tu ti sederai
un po' lontano da me, così, nell'erba. Io ti guarderò con la coda dell'occhio e
tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu
potrai sederti un po' più vicino..."
Il
piccolo principe ritornò l'indomani.
"Sarebbe
stato meglio ritornare alla stessa ora", disse la volpe.
"Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò
ad essere felice. Col passare dell'ora aumenterà la mia felicità. Quando
saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il
prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che
ora prepararmi il cuore... Ci vogliono i riti".
"Che
cos'e' un rito?" disse il piccolo principe.
"Anche questa è una cosa da tempo dimenticata", disse la volpe.
"E' quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un'ora dalle altre
ore. C'è un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedì ballano con
le ragazze del villaggio. Allora il giovedì è un giorno meraviglioso! Io mi
spingo sino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi, i
giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei mai vacanza".
Così
il piccolo principe addomesticò la volpe.
E
quando l'ora della partenza fu vicina:
"Ah!" disse la volpe, "... piangerò".
"La colpa è tua", disse il piccolo principe, "io, non ti volevo
far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi..."
"E' vero", disse la volpe.
"Ma piangerai!" disse il piccolo principe.
"E' certo", disse la volpe.
"Ma allora che ci guadagni?"
"Ci
guadagno", disse la volpe, "il colore del grano".
Poi soggiunse:
"Va' a rivedere le rose. Capirai che la tua è unica al mondo. Quando
ritornerai a dirmi addio, ti regalerò un segreto".
Il
piccolo principe se ne andò a rivedere le rose.
"Voi
non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente",
disse. "Nessuno vi ha addomesticato, e voi non avete addomesticato
nessuno. Voi siete come era la mia volpe. Non era che una volpe uguale a
centomila altre. Ma ne ho fatto il mio amico ed ora è per me unica al
mondo".
E le rose erano a disagio.
"Voi
siete belle, ma siete vuote", disse ancora. "Non si può morire per
voi. Certamente, un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi
rassomigli, ma lei, lei sola, è più importante di tutte voi, perché è lei che
ho innaffiata. Perché è lei che ho messa sotto la campana di vetro. Perché è
lei che ho riparata col paravento. Perché su di lei ho uccisi i bruchi (salvo i
due o tre per le farfalle). Perché è lei che ho ascoltato lamentarsi o
vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perché è la mia rosa".
E
ritornò dalla volpe.
"Addio",
disse.
"Addio",
disse la volpe. "Ecco il mio segreto. E' molto semplice: non si vede bene
che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi".
"L'essenziale e' invisibile agli occhi", ripeté il piccolo principe,
per ricordarselo.
"E'
il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così
importante".
"E' il tempo che ho perduto per la mia rosa..." sussurrò il piccolo
principe per ricordarselo.
"Gli
uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu
diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei
responsabile della tua rosa..."
"Io sono responsabile della mia rosa..." ripeté il piccolo principe
per ricordarselo.
(Le foto che vedete in questo post sono state prese da Facebook. La Boutique du Petit Prince)