lunedì 18 febbraio 2013

Buon compleanno Roberto


Auguri Roberto. Non dimentico mai il 18 febbraio dal 1990.
Fu nel 1989 che una mia compagna di classe mi mostrò con orgoglio il poster in allegato al “Guerin Sportivo” di un ragazzo tutto ricci con occhi verdi, brillanti come fari. Fu amore a prima vista. Che scoppiò nelle notti magiche di Italia ’90. In quel mondiale sfumato scoprii un campione. Negli anni quell'amore non si è mai spento. E’ cresciuta la stima per il giocatore e per l’uomo.


Roberto Baggio, l’ultimo numero dieci romantico, è da sempre uno stile di vita per me. Un esempio. E sono passati nove anni da quando ha appeso gli scarpini al chiodo. E non me ne faccio una ragione. Se riguardo le sue prodezze, i suoi assist, i suoi dribbling, i suoi gol…ancora mi emoziono. E mi emozionerò sempre. Perchè io Roberto Baggio di Caldogno ce l’ho tatuato sulla pelle. E’ indelebile. Mi accompagnerà sempre.



lunedì 19 novembre 2012

Aspettando Natale


Cari amici,
manchiamo da un pò. 
Ci siamo lasciati con l'estate alle porte...ed ecco che siamo già a un passo dal Natale. Io e Angela continuiamo a pasticciare e sognare nella nostra cucina dai mille sapori.
Dalla straordinaria collaborazione con la nostra amica chef Eleonora di Arte del Gusto , è nato il Workshow di ricette di Natale, il primo in cui siamo state chiamate a dimostrare praticamente come realizzare dei deliziosi biscotti e delle cupcakes, con decori in pasta di zucchero e a tema natalizio.
Sabato 24 novembre, alle ore 15,30, nella location del Mamà Ristobistrot (Via Sforza Pallavicini 19) verranno presentate e descritte alcune ricette per realizzare dolci, cupcakes e gustosi finger food rigorosamente a tema natalizio. Ogni ricetta verrà spiegata in tutti i particolari e si potrà assistere alla realizzazione delle stesse, in modo che chiunque potrà, poi, prepararla all'interno delle mura domestiche. Se sei alla ricerca di un'idea innovativa, capace di arricchire il tuo menù di Natale e renderlo originale, questa è un'occasione da non perdere. Ti verranno fornite tutte le informazioni per realizzare una tavola di grande effetto e capace di stupire i tuoi ospiti.
Vi ricordiamo che il corso dimostrativo è a numero chiuso ed è necessaria la prenotazione.
Per informazioni - iscrizioni scriveteci pure: info@thinksugar.it


 

mercoledì 23 maggio 2012

23 maggio 1992 - 23 maggio 2012

Vent’anni fa, il 23 maggio 1992, alle 16.58, l’esplosione innescata da oltre mezza tonnellata di tritolo piazzata sotto l’autostrada Palermo-Mazzara del Vallo, all’altezza del piccolo comune di Capaci, provocò un tuono il cui eco continua ancora oggi ad attraversare le memorie di un Paese che da quel giorno non è più lo stesso. Quella voragine di trenta metri, infatti, non uccise soltanto il giudice antimafia Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, e i tre agenti di scorta, Rocco Dicillo, Vito Schifani e Antonio Montinaro, ma aprì soprattutto uno squarcio nelle coscienze ferite degli italiani, che in quel pomeriggio di primavera impararono a familiarizzare con la spietata strategia del terrore, che sarebbe durata oltre un anno, adottata dalla mafia per colpire al cuore le istituzioni con l’obiettivo di minarne la sovranità.
Il 19 luglio 1992 una bomba uccise anche Paolo Borsellino, lui e gli uomini della sua scorta, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina, in via D’Amelio, a Palermo. Esattamente 57 giorni dopo l’amico e fratello Giovanni Falcone.

"Giovanni Falcone, un eroe solo", è il libro, edito da Rizzoli,  che la mia amica Francesca Barra ha scritto insieme alla sorella del giudice Maria Falcone. Ne ho parlato su lenuovemamme.it

 “Grazie ai ricordi di Maria Falcone, ho cercato di trasmettere alle nuove generazioni che non hanno vissuto i momenti più caldi e drammatici della storia del nostro Paese, il valore dello Stato, della giustizia, attraverso la vita del giudice che tutti ricordano come uno degli ultimi eroi contemporanei. L’ho fatto anche per mio figlio”. 

[Francesca Barra]



Ecco chi sono gli eroi moderni

"Chi tace e piega la testa muore ogni volta che lo fa. 
Chi parla e cammina a testa alta, muore una volta sola".

lunedì 7 maggio 2012

Il Piccolo Principe/2


Il primo post della nostra Jessica è stato un vero successo, così, visti i numerosi impegni (e sì ho tantissimo da raccontare, addirittura non vi ho detto del primo laboratorio di biscotti per bambini, di cui al massimo posso anticipare una foto!), il lavoro casalingo che è sempre super arretrato, il cambio di stagione ancora da fare...ho deciso di cedere ancora il passo. E così nasce il secondo post di Jessica. La ragazza ha talento. Ha gli occhi dolci e una sensibilità rara. 


“Non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi”.
Stamattina, mentre sistemavo la libreria (per la gioia della mia mamma), mi è caduto in testa un libro (lo dico sempre che spolverare può essere pericoloso, in compenso mi sono imbattuta in un bellissimo libro!), Il Piccolo Principe di Antoine De Saint Exupéry (a cui già Think Sugar aveva dedicato un post)L’ho preso e con grande meraviglia per l’accaduto, ho cominciato a sfogliarlo. Pagina dopo pagina, mi sono soffermata su alcuni pezzi e ho iniziato ad immaginarmi "da grande" di sera, sotto le coperte del lettone, mentre lo leggo ai miei bambini. 
Credo che questa sia una delle più belle letture da condividere con i propri cuccioli. Il Piccolo Principe è stato definito una “sorta di educazione sentimentale”, non a torto, contiene un bellissimo messaggio su quelli che da sempre sono dei grandi valori: l’amicizia e l’amore ad esempio. È la semplicità della forma e delle situazioni a renderlo immediato e i più piccoli apprezzeranno di certo la bella storia che racconta. Arrivo al capitolo XXI, il più emozionante secondo me, il più ricco, quello in cui il Piccolo Principe scopre una verità che inconsapevolmente gli è sempre appartenuta; capisce il valore dell’amicizia. Per la volpe “amicizia” è “essere addomesticata”, per il bambino invece è “prendersi cura della sua rosa”. Il libro non è soltanto per i più piccoli, è anche per i grandi, per ricordar loro di esser stati bambini un tempo. I grandi che spesso, perdendo l’innocenza dell’infanzia, dimenticano le cose importanti e non vedono più col cuore. Indaffarati e presi dal lavoro, dimentichiamo “l’essenziale” e allora, per tornare a gustarci il profumo delle cose vere, vi lascio all’intero capitolo…
In quel momento apparve la volpe.
"Buon giorno”, disse la volpe.
"Buon giorno", rispose gentilmente il piccolo principe, voltandosi: ma non vide nessuno.
"Sono qui", disse la voce, "sotto al melo..."
"Chi sei?" domando' il piccolo principe, "sei molto carino..."
"Sono una volpe", disse la volpe.
"Vieni a giocare con me", le propose il piccolo principe, sono così triste..."
"Non posso giocare con te", disse la volpe, "non sono addomestica".
"Ah! scusa", fece il piccolo principe.
Ma dopo un momento di riflessione soggiunse:
"Che cosa vuol dire <addomesticare>?"
"Non sei di queste parti, tu", disse la volpe, "che cosa cerchi?"
"Cerco gli uomini", disse il piccolo principe.
"Che cosa vuol dire <addomesticare>?"
"Gli uomini" disse la volpe, "hanno dei fucili e cacciano. E' molto noioso! Allevano anche delle galline. E' il loro solo interesse. Tu cerchi delle galline?"
"No", disse il piccolo principe. "Cerco degli amici. Che cosa vuol dire "<addomesticare>?"
"E' una cosa da molto dimenticata. Vuol dire <creare dei legami>..."
"Creare dei legami?"
"Certo", disse la volpe. "Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l'uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo".
"Comincio a capire" disse il piccolo principe. "C'è un fiore... credo che mi abbia addomesticato..."
"E' possibile", disse la volpe. "Capita di tutto sulla Terra..."
"Oh! non e' sulla Terra", disse il piccolo principe.
La volpe sembrò perplessa:
"Su un altro pianeta?"
"Si".
"Ci sono dei cacciatori su questo pianeta?" 
"No". 
"Questo mi interessa. E delle galline?" 
"No".

"Non c'è niente di perfetto", sospirò la volpe. Ma la volpe ritornò alla sua idea: 
"La mia vita è monotona. Io do la caccia alle galline, e gli uomini danno la caccia a me. Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. E io mi annoio perciò. Ma se tu mi addomestichi, la mia vita sarà illuminata. Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sotto terra. Il tuo, mi farà uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiù in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai dei capelli color dell'oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano..."

La volpe tacque e guardò a lungo il piccolo principe: 
"Per favore... addomesticami", disse.

"Volentieri", disse il piccolo principe, "ma non ho molto tempo, però. Ho da scoprire degli amici, e da conoscere molte cose". 
"Non ci conoscono che le cose che si addomesticano", disse la volpe. "Gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!"

"Che cosa bisogna fare?" domandò il piccolo principe.
"Bisogna essere molto pazienti", rispose la volpe. "In principio tu ti sederai un po' lontano da me, così, nell'erba. Io ti guarderò con la coda dell'occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po' più vicino..."
Il piccolo principe ritornò l'indomani.
"Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora", disse la volpe. 
"Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell'ora aumenterà la mia felicità. Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore... Ci vogliono i riti".

"Che cos'e' un rito?" disse il piccolo principe. 
"Anche questa è una cosa da tempo dimenticata", disse la volpe. "E' quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un'ora dalle altre ore. C'è un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedì ballano con le ragazze del villaggio. Allora il giovedì è un giorno meraviglioso! Io mi spingo sino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi, i giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei mai vacanza".

Così il piccolo principe addomesticò la volpe.
E quando l'ora della partenza fu vicina: 
"Ah!" disse la volpe, "... piangerò". 
"La colpa è tua", disse il piccolo principe, "io, non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi..." 
"E' vero", disse la volpe. 
"Ma piangerai!" disse il piccolo principe. 
"E' certo", disse la volpe. 
"Ma allora che ci guadagni?"

"Ci guadagno", disse la volpe, "il colore del grano". 
Poi soggiunse: 
"Va' a rivedere le rose. Capirai che la tua è unica al mondo. Quando ritornerai a dirmi addio, ti regalerò un segreto".

Il piccolo principe se ne andò a rivedere le rose.
"Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente", disse. "Nessuno vi ha addomesticato, e voi non avete addomesticato nessuno. Voi siete come era la mia volpe. Non era che una volpe uguale a centomila altre. Ma ne ho fatto il mio amico ed ora è per me unica al mondo". 
E le rose erano a disagio.

"Voi siete belle, ma siete vuote", disse ancora. "Non si può morire per voi. Certamente, un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi rassomigli, ma lei, lei sola, è più importante di tutte voi, perché è lei che ho innaffiata. Perché è lei che ho messa sotto la campana di vetro. Perché è lei che ho riparata col paravento. Perché su di lei ho uccisi i bruchi (salvo i due o tre per le farfalle). Perché è lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perché è la mia rosa".
E ritornò dalla volpe.
"Addio", disse.
"Addio", disse la volpe. "Ecco il mio segreto. E' molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi". 
"L'essenziale e' invisibile agli occhi", ripeté il piccolo principe, per ricordarselo.

"E' il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante". 
"E' il tempo che ho perduto per la mia rosa..." sussurrò il piccolo principe per ricordarselo.

"Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa..." 
"Io sono responsabile della mia rosa..." ripeté il piccolo principe per ricordarselo.



(Le foto che vedete in questo post sono state prese da Facebook. La Boutique du Petit Prince)




venerdì 27 aprile 2012

Care mamme, occhio ai social network


Oggi ospitiamo sul nostro blog Jessica. Mi auguro che questo sia il primo di una serie di spunti della nostra amichetta. 
Volete sapere chi è!? Ecco ve lo racconta direttamente lei!!! "Dovrei dirvi di me… dunque, vediamo… Mi chiamo Jessica e ho poco più di vent’anni. Amo leggere, l’odore della carta e le biblioteche mi fanno letteralmente impazzire di gioia. Mi piace scrivere ed è per questo che ho intrapreso un cammino universitario che spero (come dico sempre) mi dia la possibilità di trasformare la passione in lavoro! Sono una persona apparentemente tranquilla, determinata e anche testarda con molti ma molti altri difetti (quelli però evitiamoli). Sono felice della possibilità che mi ha dato Alessia di far parte del vostro mondo, anche se ne so davvero poco di calci di rigore e di cosa significhi essere mamma. Diciamo che compenso con i cupcakes; nel mangiarli si che sono una campionessa!". 
E noi THINK SUGAR possiamo confermare, visto che più di una volta Jessica si è trovata con le mani in pasta insieme a noi!!!!


Care mamme (e non) del blog Think Sugar, un argomento che mi sta molto a cuore e spero stia a cuore a moltissime di voi è l’evoluzione della comunicazione dovuta all’avvento dei social network.
Immagino (e sono sicurissima di ciò) che le vostre piccole pesti (si fa per scherzare… o forse sono davvero delle pesti?) siano il dono più bello che la vita possa avervi fatto e in quanto tale la vostra più grande preoccupazione è che crescano nel migliore dei modi. I vostri pargoletti, sono nati e/o nasceranno in un’epoca in cui Facebook e Twitter (o altri social network) hanno totalmente rivoluzionato non solo il modo di comunicare ma soprattutto stanno influenzando l’impostazione dei rapporti sociali. Se tutto ciò per ora è un problema che sentite lontano, tra qualche anno (diciamo dopo le scuole elementari) sicuramente sarà la causa principale dei vostri molteplici litigi genitori- figli. I tempi sono spaventosamente cambiati e a volte sconcerta quanto l’adolescenza dei ragazzi d’oggi sia così diversa dalla vostra o più semplicemente dalla mia adolescenza. Partiamo ad esempio dal tempo libero: se avevate qualche ora di svago dopo aver svolto rigorosamente i compiti a casa, giocavate a campana, con le bambole, rinchiudevate magari le mosche nei barattoli vuoti della marmellata della nonna o leggevate un libro. Oggi il tempo libero si passa su Facebook ed ecco perché cambiano i rapporti umani; c è meno contatto fisico e di conseguenza meno “paura” dell’altro perché a separare le “conversazioni virtuali” ci si ritrova davanti uno schermo. Meno inibizioni dunque, spesso meno pudore e ancor più frequenti sono gli attentati alla lingua italiana. Per far prima si scrive abbreviando le parole o (cosa più grave) quando vengono a  mancare le basi, nascono delle frasi abominevolmente sgrammaticate. Il motivo è semplice: il troppo tempo che si passa su Facebook lo si toglie allo studio e si arriva alla sera alienati dall’uso-abuso di Internet; che non è solo Facebook o Twitter ma può offrire molto di più. A questo proposito vorrei riferirvi di un’indagine dagli esiti sconcertanti: 1 ragazzo su 5 è semi-analfabeta! E la colpa è anche e soprattutto dell’eccessivo e sbagliato utilizzo dei social network. Noi che abbiamo partorito menti geniali come Catullo, Dante Alighieri, Giacomo Leopardi (tanto per citarne qualcuno)… siamo a “rischio ignoranza”? Noi che vantiamo un patrimonio culturale e artistico inestimabile, sprechiamo ore preziosissime su Facebook? C’è qualcosa che non va e allora come diceva Gandhi: “dobbiamo diventare il cambiamento che vogliamo vedere”. L’avvento di Internet e dei social network ha sicuramente portato dei benefici nel campo delle comunicazioni e dell’informazione; accorciando i tempi, rendendo la diffusione delle notizie più immediata e offrendoci da casa e da ogni parte del mondo un’ottima interazione con le persone. D’altro canto ha deteriorato molti aspetti della vita quotidiana. Un breve e sommario excursus questo, per dare voce ad un tema che è più attuale e vicino a noi tutti di quello che sembra. Internet offre indubbiamente occasioni di crescita personale e culturale ma è bene sottolineare l’aspetto “giungla” di Internet, che deve obbligarci a prendere le giuste misure e distanze! 

mercoledì 25 aprile 2012

Muffin per genitori precari, ma anche no

"Sono perplessa, resta attonita, scuoto la testa e mi chiedo perchè. Perchè è dovuto succedere proprio a me. Perchè non mi si sono gonfiati i muffun nel forno?! Alessia Acanfora della Think sugar aiutami te!"
Così scriveva il 20 aprile sul mio profilo facebook MANUELA CAMPITELLI. E visto che io Angela e Paola siamo "accorse in suo soccorso" con consigli e suggerimenti, abbiamo pensato a questo post. Per far sì che i muffin di Manuela (ma anche i vostri) siano sempre belli grandi e gonfi! Ma andiamo per ordine. Chi è Manuela? 
E' una mamma giornalista (e in questo siamo molto molto simili), autrice di www.genitoriprecari.it e blogger de Il Fatto Quotidiano. "Ho aperto www.genitoriprecari.it - mi racconta Manu -, il giorno in cui mio figlio ha compiuto un anno, il 12 novembre del 2011, ma l’idea era in ballo già da un po’ e precisamente dal momento in cui sono rimasta incinta. Allora, dopo cinque anni di lavoro continuativo come giornalista (senza considerare gli altri 10 passati nelle redazioni di mezzo mondo), il mio contratto stava per scadere. E quando mio figlio è nato un lavoro non ce l’avevo più. Dopo essermi laureata e aver collezionato una lunga serie di contratti, mi ritrovavo a essere una mamma precaria, nel lavoro e quindi, un po’, anche nella vita. E’ nata così l’esigenza di creare una rete di sostegno e mutuo soccorso tra le mamme precarie ma anche di condividere storie e parlare con ironia e onestà di come essere genitori oggi, sempre in bilico tra pappe, pannolini e contratti atipici, cercando di far convivere due concetti antitetici: quello di maternità e quello di precarietà. La mia storia, infatti, è simile a quella di tante mamme che mi scrivono ogni giorno. Questo blog vuole parlare di me ma anche di tutte le donne come me, e vuole anche dire loro che non sono sole, tutt’altro. Sono in tante e sembrano dire al mondo “eccoci, siamo precarie ma facciamo mille cose, guardate cosa vi perdete”.


Dopo questa doverosa presentazione vi racconto cosa ha combinato Manuela (e lo racconta anche lei sul suo blog, quindi beccatevi pure la sua versione!)
 "Ragazze, guardo il mio forno dove si è appena consumata la strage di 12 sedicenti muffin - scriveva su Facebook dopo il nostro pronto sos -. La sconfitta più grande... sob, sob! Vi giuro che ho seguito diligentemente tutte le istruzioni... ehm, vabbè, Invece di mettere mezza bustina di lievito come da ricetta ne ho messa una intera... tanto per essererne certa, poi ho aggiunto la farina, ma invece di utilizzare quella bianca (com'è che si chiama? 00...??) l'ho mischiata con un rimarusuglio di una farina al cioccolato con lievito aggiunto... nà schifezza, ma orma c'era! Poi, prima di infornare, altra variante, ho cosparso le tortine con quella specie di granella colorata, che però si è sciolta tutta ed è rimasto solo lo zucchero...nò schifo pure quello. Il forno l'ho aperto... diciamo un paio di volte, ma il disastro si era già consumato... la temperatura, beh, anche quella l'ho regolata altre 4/5 volte... ah, dimenticavo, l'impasto l'ho frullato col minipimer, chessò, dicono sempre niente grumi. E poi sapevo che con il frullatore le cose monatano bene... o con le fruste? non ricordo ;) Niente. E ora cosa mangerà mio figlioooo, miooo figlioooo?? ah, sì, i muffin della pasticceria che ho in dispensa".
Capitoooooooooooooo! Lei pensava di fare i muffin con il Minipimer! 
E poi cara Manuela chiedi a noi dove hai sbagliato!? Ahahahahah! Forse, dovevi prima chiederci la ricetta!!! E la spiegazione del procedimento!
Visto che c'è anche un'altra mia cara amica, assidua lettrice del nostro blog, che ha problemi di lievitazione (e non solo) ecco a voi la dose per 
12 cupcakes delle THINKSUGAR
Ingredienti:
115 gr burro morbido
130 gr zucchero semolato
3 uova
vaniglia
buccia di un limone (facoltativo)
210 gr farina 00
1 cucchiaino e 1/2 di lievito
un pizzico di sale
60 ml latte

Procedimento

Battere il burro a crema con uno sbattitore a fruste (e non con un minipimer!!!) finchè sarà soffice. Ora aggiungere le uova una alla volta amalgamandole con una spatola di legno finchè saranno ben assorbite, unire l'aroma alla vaniglia (se non si ha si può usare vanillina). In una ciotola a parte setacciare farina, lievito e sale e aggiungere al composto di uova e burro alternando con il latte. Amalgamare per bene il composto sempre con una spatola e porre con un mestolo o con una sac à poche nei pirottini fino a riempirli per 3/4...infornare in forno caldo a 180° per 20 minuti.
Noi di solito aggiungiamo gocce di cioccolato per renderli più appetitosi per i nostri cuccioli (quando li facciamo stile Muffin per intenderci), il segreto però è tenere le gocce di cioccolato in freezer chiuse in un barattolo di vetro almeno una mezz'ora prima di unirle all'impasto, in questo modo eviterete che si depositino tutte sul fondo durante la cottura o altrimenti potete infarinarle....

Ecco una carrellata di nostri cupcakes. Però prima volevo fare una piccola ma importante precisazione: nel titolo del post ho scritto Muffin (perchè quelli intendeva fare Manuela) anche se poi vi abbiamo dato la nostra ricetta per i cupcakes. I cupcakes sono fatti per essere decorati, quindi devono rimanere piatti in superficie. Per questo necessitano di essere lavorati con lo sbattitore più a lungo dei muffin. La consistenza è quella di una tortina morbida. Il muffin invece deve gonfiarsi e fare la tipica calottina tonda, quindi rimane spugnoso perchè lievita molto. Il primo è fatto soprattutto per essere aromatizzato o colorato con del cacao, il muffin invece è fatto per essere arricchito con ingredienti a pezzetti. Ecco, noi adoriamo i cupcakes perchè per noi non esiste dolce senza decorazione però vi linkiamo l'ottima ricetta di giallozafferano per realizzare dei perfetti (e gonfissimi) Muffin. 





lunedì 23 aprile 2012

23 aprile duemiladodici

Giusto un piccolo appunto prima di andare a dormire. E' stata una bellissima giornata. Ora ho le gambe che mi tremano dalla stanchezza ma sono anche molto soddisfatta perchè ho reso speciale il giorno del tuo quinto compleanno.