giovedì 26 gennaio 2012

La ricetta del venerdi: il Beijinho di Bruna


Per la ricetta del venerdi abbiamo un fantastico guest post: una ricetta di Bruna Carvalho, italo-brasiliana che seguiamo sul suo blog che ci piace tantissimo. 
Proprio come noi THINK SUGAR è una mamma tuttofare.

"Mi chiamo Bruna e sono l'autrice del blog Voglio credere nei miei sogni. 
Il blog è nato perché credo moltissimo nell'affermazione del film Into the Wild "La felicità è reale solo se condivisa". Ci troverete di tutto perché purtroppo o per fortuna sono affetta dalla maledizione della tuttologia. Ma soprattutto spero di trasmettere il mio amore viscerale per la vita, il mio entusiasmo e un po' di allegria.
Vi lascio con una ricetta che fa parte di un trittico. La prima è già sul mio blog e poco sotto vi lascio il link (il Brigadeiro), la seconda è questa che troverete qui sul blog delle mie amiche Think Sugar (e anche sulla loro pagina facebook) e la terza arriverà settimana prossima sul mio blog o su un blog ospitante. Stay tuned!".


Dopo aver visto come fare il Brigadeiro (http://www.vogliocredereneimieisogni.com/2012/01/si-festeggia-il-venerdi-col-brigadeiro.html) ecco a voi la ricetta di un altro dolcetto evergreen brasiliano: il Beijinho
Già il nome è tutta una promessa. Beijinho, infatti, significa bacino. E in effetti è dolce e piacevole come un bacino. Una vera e propria coccola per i nostri sensi.
Ingredienti

  • 1 lattina di latte condensato
  • 130 grammi di cocco grattugiato
  • 2 cucchiai di margarina
  • zucchero di canna bio
  • farina di mandorle
  • chiodi di garofano
  • pirottini di carta

Procedimento

  • versare il burro, il latte condensato e il cocco in un pentolino antiaderente

  • farli cuocere a fuoco medio/basso girando sempre con cura con un cucchiaio di legno in modo che non si bruci il composto


  • Quando inizierà a staccarsi bene dai bordi del pentolino il nostro Beijinho è cotto e possiamo metterlo a raffreddare
  • Da freddo ci ungiamo leggermente le mani con della margarina e iniziamo a fare delle palline del diamentro di circa 3/4 cm.
  • Rotoliamo le palline nello zucchero di canna bio o nella farina di mandorle o, volendo, nel cocco grattugiato
  • Adagiamo con cura le palline nei pirottini
  • Posizioniamo centralmente un chiodo di garofano che regalerà un tocco estetico interessante al dolcetto e un aroma inconfondibile


Eccovi la storia di questo mangiare-degli-dèi.
Il beijinho è un dolcetto che nasce in un convento col nome di "bacio della suora" ed era confezionato, in origine, con mandorle e acqua calda con dello zucchero. 
Molti dei dolci nati nei conventi di clausura avevano nomi evocativi, a volte addirittura di natura erotica, come simbolo della mancanza di vocazione delle suore, costrette a quel tipo di vita dai genitori o dai mariti per svariati motivi.
Dopo il secolo XVII nel nordest del Brasile, quando il cocco grattugiato sostituì le mandorle e il latte con lo zucchero l'acqua calda, ha iniziato ad essere chiamato "bacio di cocco". Successivamente, nella seconda metà del XX secolo, con l'avvento del latte condensato, al "bacio di cocco" si è aggiunto il tocco del chiodo di garofano e così iniziò a chiamarsi "Beijinho".

(Liberamente tradotto e ispirato dal blog "Na cozinha da Lu" (http://www.nacozinhadalu.com.br/2011/02/07/voce-conhece-a-historia-do-beijinho/)


A noi questa ricetta è piaciuta molto. E a voi!?

martedì 24 gennaio 2012

Per merenda: torta di mele

Mentre stiamo preparando biscotti per l'ora del tè, voglio postare questa semplice ricetta della TORTA DI MELE.
L'ho realizzata giorni fa insieme ai miei piccoli Hobbit che si sono divertiti moltissimo ad aiutarmi come due apprendisti cuochi. Per passare un pomeriggio diverso basta impegnarli nella realizzazione di un dolce, magari scegliendone uno semplice e con una preparazione non troppo lunga. E questa torta di mele rustica mi sembra l'ideale.
Ecco la ricetta che abbiamo utilizzato: 
200 gr. zucchero
2 uova medie
100 gr. di burro
cannella in povere (1 cucchiaino)
1 bustina lievito
1 bustina di vanillina
200 ml latte
700 gr. mele
200 gr.farina
un pizzico di sale
La mela è un ingrediente molto usato per fare dolci, in tutto il mondo. E' semplice da utilizzare e rende la torta molto soffice e gustosa. Inoltre si mantiene cremosa per alcuni giorni e può benissimo diventare un dolce perfetto per accompagnare la colazione o la merenda dei vostri bambini. Peccato che a casa nostra spesso neanche ci arriva al giorno successivo. Ogni volta che sforniamo qualcosa nonni e zii passano a prendere la loro porzione e in men che non si dica siamo già pronti per impastare di nuovo. 


Ma torniamo alla nostra ricetta. Per amalgamare gli ingredienti vi consiglio di usare una planetaria o uno sbattitore a fruste. Versate le uova e lo zucchero e miscelate fino a che non ne risulta un composto omogeneo e perfettamente sciolto, unite il burro precedentemente sciolto a bagnomaria, poi pian piano a seguire tutti gli altri ingredienti: la cannella, la vanillina, il latte, il lievito e per ultima versate a pioggia la farina e mescolate molto attentamente.
A questo punto mancano solo le mele. Noi ce le siamo preparate prima di iniziare tutto il procedimento. Le abbiamo sbucciate e tagliate a pezzetti grossolani per l'impasto. Alcune invece le abbiamo tagliate a spicchi allungati e molto sottili per ricoprirci la torta.
Una volta che avete unito le mele al composto versatelo in una teglia imburrata e infarinata (noi abbiamo usato una teglia da 20 cm di diametro ma va bene anche una un pò più grande) mettete a cuocere in forno già caldo (180 gradi) per almeno 50 minuti.
Quando sfornate, lasciate raffreddare la torta di mele per un pò, prima di levarla dalla teglia. E quando è il momento di servirla spolverizzatela con zucchero a veloa volontà.





























lunedì 16 gennaio 2012

Il regno di Op


Questa mattina fa molto freddo e c’è il sole. Mi sono alzata con la soddisfazione di un week end di torte ben riuscite. Insieme alle mie compagne di viaggio Think Sugar continuo a camminare in questa strana via dello zucchero. Giorni fa, mentre intagliavo il Koala per la torta di Daniela, sotto le direttive di Angela, mi sembrava di essere tornata a scuola. Mi divertivo, passavano le ore senza che me ne accorgessi. Mi pareva d’essere ancora in redazione, quando facevo la cronaca delle partite di calcio, birra alla mano, col sorriso, la battuta sempre pronta e la goliardia che mi contraddistingue. E ho capito che per lavorare mi devo sempre divertire, per dare il meglio devo sorridere, inventare, creare.
Stamattina che c’è il sole e posso stare a casa a riordinare le idee mi sono messa a leggere un po’ di cose. Ho caricato le foto delle torte su facebook e  girovagando sulle bacheche altrui mi sono imbattuta nella “Lettera aperta alle mie amiche di pancia” che potete leggere nella community del sito de L’Unità.
A scriverla è stata Paola Natalicchio, un’amica con cui ho frequentato l’università, giornalista eccellente, persona straordinaria che dal 23 marzo 2011 è “mamma a tempo pieno di un bambino speciale, intrappolato in un reparto di Oncologia pediatrica”. 
“Il regno di Op”, il titolo del blog con cui ha deciso di raccontare la sua storia, altro non è che “un mondo parallelo e incredibile”. Un mondo che ha cambiato per sempre i suoi occhi.
Ero a Policoro per le vacanze estive insieme alla mia amica Francesca quando arrivò il terribile messaggio di Paola che ci annunciava che Angelo, un bellissimo bimbo di pochi mesi, aveva un mostro nella pancia. Ecco perché era sparita da facebook, ecco spiegato il suo silenzio. Quel dolore non poteva avere parole. “Per molti mesi – scrive Paola nella sua lettera -, le parole per raccontarvelo io non le ho trovate. E così vi siete ammutolite anche voi, vostro malgrado e senza colpa. Abbiamo smesso di parlare di latte e tutine, notti insonni e nonni invadenti. Il nostro viaggio insieme è stato interrotto bruscamente, il panorama fuori dai nostri finestrini non è stato più lo stesso”. Quella sera io e Fra ci siamo guardate senza riuscire a dire frasi che avessero un senso e abbiamo pianto. Per sfogarci un po’. Perché quando cose del genere succedono a qualcuno che conosci assumono contorni più netti e ti metti lì a riflettere ma senza trovare un senso.
Paola è rimasta per un bel pò in quel torpore che ti dà il silenzio. Ma ha sempre risposto ai miei sms, aggiornandomi sui progressi e regressi, poi ancora progressi di Angelo. Fino alla sera in cui ho letto che quel piccolo guerriero di neanche dieci mesi dormiva beato nel suo lettino. In quello di casa. In quello che mamma e papà avevano scelto con cura e amore per lui. Ma la battaglia non è ancora finita.
Ecco, ora voi vi chiederete perché dalle torte e dalla mia felicità sono finita a parlarvi di Paola, di Angelo e del Regno di Op. Semplicemente non lo so. Seduta alla mia scrivania, che poi è un luogo angusto e spesso impolverato nella stanza destinata ai panni sporchi e alla tavola da stiro, il panorama mi invita ai pensieri. C’è tanto cielo dalla mia finestra e il verde della tenuta di Castel Porziano in lontananza. Vedo i cavalli e  le mucche al pascolo. E tutto quella distesa verde mi fa venire in mente i bambini che corrono, spensierati. Ecco l’ho detto: s p e n s i e r a t i, perché proprio così dovrebbero essere.
Da quando Paola ha deciso di raccontarsi e raccontare questo luogo sconosciuto che è il reparto di oncologia pediatrica, leggere quello che accade in questo strano regno è diventato imprescindibile. Per noi che siamo suoi amici ma anche per chi non la conosce.  Ecco, io leggo i messaggi che le scrivono e non ci  vedo la compassione. Ma la forza. La stima. L’affetto. Perché le sue parole infondono coraggio, ci fortificano e ci fanno riflettere.
Mentre facevo la torta con Angela parlavo della lettera che Paola ha scritto a Vanity Fair di cui siamo affezionate lettrici, mentre tentavo di trovare il giusto punto di grigio per il mio Koala mi sentivo orgogliosa di questa lettera e della mia amica. Mi auguro che Angelo, il piccolo Simba, non debba più far parte di quello strano e sconosciuto regno parallelo. Ma spero che Paola non smetta di raccontare “questi bambini speciali, con le teste rasate come soldati arruolati in una guerra inconsapevole e ingiusta”.  

venerdì 13 gennaio 2012

Primo week end di torte

E' iniziato il primo week end con le mani in pasta del 2012 per le Think Sugar. Per questa torta, che sarà la nostra prima rettangolare e la seconda con questa fantastica tecnica che è il 2d (due dimensioni) ci siamo ispirate all'Australia. Ecco una piccola anticipazione del dolcissimo Koala che abbiamo realizzato.



martedì 10 gennaio 2012

Pandoro e gelato, un nuovo sapore agli avanzi delle feste


Le feste ce le siamo appena lasciate alle spalle. Ecco, però volevo dire una cosa: per me che sono a dieta forzata per rispettare il volere del ginecologo, non sono state proprio le solite feste. Ligia alla drastica dieta, ho commesso giusto qualche sgarro...per me e per il piccolo nella mia pancia. Colgo anche l'occasione per presentarmi. Sono Paola, mamma di Sophie e attualmente la Think Sugar col pancione!

Stasera sono qui a scrivere questa ricetta semplice semplice, super buona e super veloce per chi avesse pandori e panettoni ancora per casa.
Prendete 1 pandoro o 1 panettone
Lo svuotate e il contenuto lo mettete in una ciotola facendolo a molliche
Prendete 1 kg di gelato del gusto che preferite ( io ho usato nocciola e pistacchio)
Mettete il gelato nella ciotola dove avete messo le molliche del vostro pandoro/panettone e girate un pò senza farlo sciogliere.
Riempite tutto il pandoro, richiudetelo e riponetelo nell'apposita carta e lasciatelo in freezer. 
Per servirlo basterà tirarlo fuori dal freezer almeno mezz'ora prima di mangiarlo. 
Cospargete di zucchero a velo e buon appetito.
Vi assicuro è divino. Ho fatto uno strappo alla regola naturalmente! Non potevo non assaggiarlo!

Fatemi sapere cosa ne pensate e quale gusto di gelato avete scelto, poi.

Buonanotte
Paola


venerdì 6 gennaio 2012

Come fare la "differenza"

Questo post nasce dalla richiesta di un bambino di 4 anni e mezzo: mio figlio Francesco Mattia. Durante le feste di Natale siamo stati invasi dalla carta. Carta dei regali, buste, piatti, bicchieri, tovaglioli del cenone della vigilia e chi più ne ha più ne metta. Abbiamo prodotto così tanta spazzatura che qualche giorno dopo, finito il delirio del 24-25-26, Matti mi ha detto: "Mamma perchè noi a casa non abbiamo la rana mangia carta?"
La rana mangia carta (che altro non è un secchio a forma di rana che usano in classe per buttare la carta) a casa nostra in effetti non c'è mai stata. Mi vergogno ad ammetterlo  ma fare la raccolta differenziata mi ha sempre stressata. Al massimo usavo una busta separata per le bottiglie di plastica. E mi sono sentita così tanto in colpa che sono, anzi siamo, corsi ai ripari. Abbiamo acquistato la nostra pattumiera per la raccolta differenziata.
Differenziare i rifiuti insieme ai nostri figli può essere un "gioco" molto educativo.
Sono otto giorni che dividiamo la plastica, il vetro, la carta e l'umido. E ho scoperto che per raccogliere la spazzatura bisogna "studiare". E sì, non è un'impresa semplice capire cosa riciclare e cosa gettare nei rifiuti cosiddetti indifferenziati. E allora mi sono documentata: ho imparato che non ha senso differenziare la spazzatura se poi si commettono tanti errori, ecco perchè sono qui a cercarvi di spiegare come riuscire a fare la differenza
Tanto per cominciare si può ridurre la quantità di rifiuti che produciamo evitando gli oggetti usa e getta. Per esempio smettendo di usare piatti, bicchieri e tovaglioli di carta. Io non lo sapevo, magari a voi sembrerà un'ovvietà, ma piatti, bicchieri e posate di plastica sono materiali che vanno gettati nei cassonetti per i materiali NON riciclabili. Ciò significa che la prima scelta strategica è ridurre alla fonte la quantità di rifiuti che produciamo preferendo prodotti sfusi e con poco imballaggio. Un esempio? Compriamo la verdura sfusa e non quella imballata, cerchiamo di riutilizzare più volte i nostri beni per usi diversi.

Per evitare banali errori di differenziazione vi farò un piccolo elementare elenco di cosa dovete buttare. Non prima di una doverosa premessa: noi abitiamo a Roma e l'azienda che si occupa della gestione dei servizi ambientali è l'Ama s.p.a. a Milano, invece, c'è l'Amsa. Per sottolineare che ogni città ha il suo modo di differenziare.

Non tutte le città italiane fanno la differenziata nello stesso modo: nel contenitore giallo a Milano si gettano plastica e lattine, a Torino e Firenze la carta. Nel blu vanno plastica, lattine e vetro a Roma, mentre a Napoli e a Firenze ci finisce l'indifferenziato. Ancora più complicata la situazione dei rifiuti indifferenziati: a Milano vanno nel nero, a Sassari, Torino e Roma nel verde, a Napoli nel blu, mentre a Bologna vanno nel grigio. Il marrone dovrebbe essere il colore dove finiscono i rifiuti organici ma a Roma, Milano e Bari questo tipo di raccolta neanche esiste mentre a Palermo ci vanno a finire, carta, lattine e vetro.
Poi, per confondere ancora un po', ci sono le diverse tipologie di raccolta: a Roma e Firenze, infatti, plastica e lattine vanno insieme al vetro, che invece a Milano, Napoli e Bari va gettato soltanto nello specifico raccoglitore verde. Il bianco è il colore un po' più condiviso: in genere ci finisce la carta, tranne che a Torino e Firenze, dove il contenitore è giallo, e a Bologna e Bari, dove invece è blu.
(Sul colore dei cassonetti, vi rimando a un interessante articolo di Focus)
Quindi premesso che fare la raccolta differenziata è quasi un lavoro e che questo che sto per scrivere vi potrà confondere le idee per via del colore del cassonetto che si adotta nella vostra città, ecco cosa dovete buttare: 

CASSONETTO BIANCO: carta, cartone e cartoncino
cartoni per cibo e bevande
carta da pacchi e buste di carta
cartoncino e cartone ondulato
piccoli imballaggi di cartoncino, (scatole di merendine, biscotti, cracker, etc.)
confezioni per uova in cartoncino
fogli, fotocopie, quaderni
libri, giornali e riviste
vaschette di carta
fustini di detersivo 
pacchetti di sigarette vuoti
Gli imballaggi vanno buttati solo se puliti e senza residui di cibo.
Gli scontrini per esempio non sono riciclabili perchè sono fatti con una carta speciale "termica" che crea problemi al processo di riciclo. La carta oleata di un dolce, i fazzoletti e tutte le sostanze sporche di cibo vanno dunque gettate nel cassonetto per i materiali non riciclabili. 

CASSONETTO BLU: vetro, plastica e metallo
Bottiglie acqua
borse della spesa
cassetta verdura
confezione alimenti
polistirolo
flaconi detersivi
pellicola
carta stagnola
rete verdura
contenitori saponi
vasetti yogurt
bicchieri vetro
lattine in alluminio
scatolame
bottiglie vetro

Dunque, da questa lista essenziale si deduce che un oggetto come le costruzioni dei bambini, per esempio, pur avendo componenti di plastica non sono riciclabili. E così anche i bicchieri di cristallo, le penne, gli spazzolini. Ad essere riciclati sono i materiali in vetro, plastica e metallo che hanno la funzione di imballaggi, ossia i contenitori e le confezioni create appositamente per la vendita e/o il trasporto dei prodotti (bottiglie, barattoli, vasetti, buste, flaconi, vaschette, lattine). Non sono oggetto di raccolta differenziata i prodotti che non hanno la funzione di imballaggio (piatti, bicchieri e posate di plastica, vasi, bacinelle, giocattoli etc). 
I rifiuti ingombranti, invece, come armadi, mobili, specchi, materassi vanno portati nei centri di raccolta. A Roma l'Ama oltre ai centri raccolta appositi offre un servizio di Raccolte straordinarie domenicali, punti mobili di raccolta gratuita nei quartieri e Servizio Ricicla Casa e Lavoro. Anche le lampadine non sono semplici rifiuti in vetro e plastica. Devono essere portate presso i centri di raccolta o i punti vendita di settore. Stesso discorso per i Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE): cellulari, computer, stampanti, lavatrici, frigoriferi devono essere consegnati agli appositi Centri di Raccolta.
I farmaci scaduti sono considerati "rifiuti pericolosi" e per questo vanno buttati nei contenitori collocati all'interno di farmacie e delle Asl. Anche le batterie sono rifiuti pericolosi. Contenitori per la loro raccolta si trovano spesso nelle scuole.
Spero di avervi dato una piccola infarinatura sulla raccolta differenziata.
Un punto di partenza, uno spunto. 
Spero di avervi convinto, qualora ancora non la faceste, almeno a provare: con un pò di organizzazione anche se non si ha molto spazio differenziare i rifiuti diventa un'abitudine.
Ognuno di noi può fare la propria parte. E se impariamo a differenziare con criterio noi grandi per i nostri figli sarà una consuetudine. Differenziare la sporcizia che produciamo è un nostro dovere

giovedì 5 gennaio 2012

Aspettando la Befana

Innanzitutto Buon Anno. 
Questo 2012 è iniziato un pò in sordina, sarà che dal 2 gennaio la piccola B. non sta bene e mi sta attaccata come una cozza allo scoglio per gran parte della giornata. Sarà che non sono riuscita come ogni anno a far realizzare al mio figlio più grande la calza fatta col cartoncino colorato e la lana. Sarà che non sono riuscita a far nessun dolcetto da lasciare alla Befana questa notte. Si dovrà accontentare dei biscotti del Mulino Bianco e di una tazza di latte! Sarà che non sono ancora riuscita a passare una giornata con le mie amiche Think Sugar Angela e Paola...ho tanta voglia di vedere Pao col pancione all'ottavo mese, ho voglia di buoni propositi per questo nuovo anno di torte...ma tant'è.
Mentre scrivo B. guarda Barbapapà: "Dio salvi i barbapapà". Sono l'unico cartone in grado di attirare la sua attenzione ma visto che è malata il divano è troppo distante da me e allora le permetto di stare qui, buona buona sulle mie gambe. Intanto l'altro tappo (che poi tanto tappo non è più) colora la befana che abbiamo realizzato insieme. 


Ecco il disegno (work in progress) che sta facendo il mio piccolo principe che è tutto fiero perchè gli ho permesso di usare i miei Caran d'Ache di quando andavo a scuola.


Per chi avesse voglia di conoscere le origini e la storia della Befana, la mia amica Ilaria (che spero di avere presto ospite sul nostro blog) mi ha mandato questo bel link che giro anche a voi. Molto interessante leggere come festeggiano gli altri bambini europei. In Francia per esempio, nel giorno dell' epifania si usa fare un dolce speciale, all'interno del quale si nasconde una fava. Chi la trova diventa per quel giorno il re o la regina della festa.

Io non vedo l'ora che i miei piccoli vadano a nanna. Per riempire insieme a papone le calze, non compro mai quelle già preconfezionate. Come la mia mamma faceva con me mi piace usare i loro calzini. E per sistemargli naturalmente anche dei piccoli doni sotto al camino: domattina quando si sveglieranno troveranno il rossetto sul bicchiere di latte bevuto dalla befana. La macchinetta di Cars e il travestimento da Gatto con gli Stivali lui, il passeggino per le sue bambole e una lavagna per disegnare lei.


E voi come passerete la befana?